INSEGNE LUMINOSE AL NEON: PER UN CINEMA DA OSCAR

L'ultimo in ordine di tempo è stato Nicolas Winding Refn che, con il suo film "The Neon Demon", ha ribadito il ruolo centrale delle insegne luminose al neon nel trasmettere emozioni sul grande schermo. Prima di lui, la lista dei registi che hanno avuto la stessa "illuminazione" artistica è lunga e prestigiosa.

Fra i primi film in ordine di tempo in cui il neon svolge un ruolo decisivo nella trama e nella scenografia è il leggendario "Blade Runner", il film di Ridley Scott del 1982 con protagonista Harrison Ford. I loghi fluorescenti che si affacciavano sulle strade fumose hanno reso in modo splendido le atmosfere noir di una storia davvero ai confini del tempo. Un effetto ricreato alla perfezione anche nel sequel del 2017, "Blade Runner 2049", diretto da Denis Villeneuve con protagonista Ryan Gosling.

La capacità delle insegne luminose al neon di riflettere ed esaltare le emozioni dei personaggi raggiunge un livello altissimo in "Drive", film del 2011 diretto da, ancora lui, Nicolas Winding Refn e basato sull'omonimo romanzo di James Sallis. Qui ogni luce simboleggia la rabbia, il degrado e, soprattutto, la violenza, emozioni che rappresentano la vera cifra narrativa del lungometraggio.

E se i neon gialli di Mc Donald in "The Founder" del 2016, diretto da John Lee Hancock, donano un tocco di realismo in perfetto stile anni '50 e '60, quelli del pluripremiato "La la land", scritto e diretto da Damien Chazelle, esprimono insieme emozioni di tristezza e speranza.

Ma solo un regista può vantare lo scettro di re delle insegne luminose al neon. Il suo nome è David Lynch, l'unico in grado di fondere luci e fumi per creare atmosfere surreali e terrorizzanti. Un esempio su tutti l'insegna al neon che, nella sua misteriosa intermittenza, annuncia la comparsa dell'ancor più misterioso "cowboy" in "Mulholland Drive". Luci d'artista, è proprio il caso di dirlo.